Come avrete capito da questi primi mesi di lavoro consiliare, la battaglia sulla trasparenza è fra quelle più importanti per Coalizione Civica Bologna, lo attestano le audizioni pubbliche che finalmente – non certo grazie al vostro voto, Partito Democratico – saranno una realtà per le nomine da parte del Sindaco Merola.
Però vi prego non confondiamo i piani. Non nascondiamoci né dietro a un bando ad hoc, pilotato, che di trasparenza non ha nulla e neanche dietro a un bando foglia di fico, invocato da chi il Cassero non lo vuole proprio in città, né alla Salara né da nessun’altra parte.
E’ un principio cardine del diritto quello di trattare situazioni uguali in maniera uguale e situazioni diverse in maniera diversa e io voglio dirlo con forza: il Cassero Lgbt Center non è un’associazione come le altre.
Questo non perché piace a me, perché sono “di sinistra” o tante altre facilonerie che ho sentito sia tra i banchi della maggioranza sia tra quelli dell’opposizione.
Ma perché quel centro è un patrimonio della città, non c’è bisogno di un grande atto di coraggio per dirlo, c’è bisogno di una presa di responsabilità per constatare i fatti.
Allora constatiamo dei fatti.
Fatto: l’associazione è riconosciuta a livello nazionale e internazionale. Ne teniamo conto o la mettiamo sempre tutti sullo stesso piano, magari con finanziamenti a pioggia per soddisfare gli appetitini di tutti senza però aiutare concretamente nessuno?
Fatto: il festival GenderBender che ha ricevuto il patrocinio di decine e decine di paesi, ha creato collaborazioni con moltissimi associazioni, fondazioni, musei e teatri importanti sul territorio, dalla Cineteca al Mambo, dall’Arena del sole a Terra di tutti Film Festival.
Fatto: oltre ad essere fucina di cultura, il Cassero come sapete fa scuola e formazione, laboratori di socializzazione per tutti, da giovani a senior, ha sportelli giuridici di supporto e consulenza, un telefono amico LGBT e molte altre attività di informazione e prevenzione.
Fatto: il centro documentazione Flavia Madaschi, nato nel 1983 e cresciuto in parallelo alla crescita del circolo, esprime ricerca, conservazione, tutela e analisi del patrimonio culturale del movimento LGBT italiano e mette a disposizione del pubblico strumenti di elaborazione critica sulle tematiche della sessualità, dell’identità di genere e dell’esclusione sociale. Vi dirò di più, io mi sono laureata con una tesi comparata in diritto transgender e senza il centro documentazione Flavia Madaschi, beh, il capitolo Italia sarebbe stato ancora più lacunoso di quanto non è già a causa della sua legislazione sul tema.
Fatto: tutte le volte che si è investito un pochino di risorse su questo centro, ha risposto decuplicando le risorse avute generando un vero indotto per la città.
Fatto: fa parte di Arci Arcigay ma anche di ILGA International Gay Bisexual Trans and Intersex Association, che tra le mille attività, monitora il rispetto dei diritti umani LGBT in tutto il mondo.
Perché, non mi scorderò mai di ripeterlo, l’Italia è al 33esimo posto su 49 paesi europei nel rispetto dei diritti umani LGBT, quest’anno peggiorando nonostante il passo in avanti sulle unioni civili, totalizzando un punteggio di 29% su una scala di cento punti percentili. Per darvi un’idea dei nostri vicini, l’Inghilterra è 2a con l’81%, la Spagna ha il 70%, il Portogallo il 76%, la Francia il 67%, la Grecia il 58%, l’Austria il 64%. (Fonte e maggiori informazioni: qui. )
Il Cassero fortunatamente non è l’unico attore che si occupa di lotta alle discriminazioni, io questa la trovo un’affermazione ignorante, per fortuna Bologna può vantare una grande storia in questo senso.
Però è il Comune di Bologna che, durante GenderBender due settimane fa, ha portato a visitarlo la delegazione montenegrina, spiegandone con giustificato orgoglio le attività che porta avanti, oltre al MIT e a Plus, in città.
E’ il Comune di Bologna che in quella sede ha indicato la politica degli spazi come un punto di partenza cruciale per la costruzione di relazioni e di buone pratiche.
Allora non si può poi dire che il Cassero va trattato come tutte le altre associazioni.
Non fate pagare alla città le vostre scaramucce interne, consigliera Di Girolamo. Perché è nel DNA di una città come Bologna la convinzione che sui diritti civili non devono esistere mediazioni.
Non è questione di omofobia, consigliere Piazza, è che le poche risorse che ci sono non vanno equamente distribuite, ma vanno investite, e quelle sul Cassero sono investite bene. L’investimento va fatto con una scelta politica. Forse è il regolamento che va rivisto.
E ancora, mi dovrà scusare il consigliere Piazza, che sa di avere la mia stima, ma a che titolo parla di favorire le attività e non le persone? Ma se il direttivo del Cassero prende zero, zero! Nessuna retribuzione economica, di che parliamo?
Per la trasparenza e la legalità occupiamoci degli appalti, delle gare da milioni di euro, delle nomine nelle Spa. Ma non perdiamo la nostra funzione: fare politica, scegliere, perché questo è il compito che a noi compete. Sono contenta che almeno il Sindaco Merola tenga la barra dritta su questa questione, ma vorrei lo facesse tutto il suo Partito Democratico parlando con una voce unica e forte, non cinque tremolanti e differenti fra loro. Che lo facesse tutto il Consiglio Comunale, affermando che per noi questo è un pezzo di città che ci rende più ricchi, un pezzo di città di cui essere orgogliosi. Un pezzo di città che non va messo in discussione.