Intervento in Consiglio Comunale in merito alla scelta del Comitato dei Garanti da parte del Consiglio Comunale
“Titolo II
(Istituti di partecipazione)Art. 7 (Referendum consultivo)
3. La proposta, prima della raccolta delle firme, che deve avvenire in un arco di tempo non superiore a tre mesi, è sottoposta al giudizio di ammissibilità di un Comitato di Garanti, eletto dal Consiglio comunale con la maggioranza dei due terzi dei Consiglieri assegnati, in modo che ne sia garantita la preparazione giuridico-amministrativa, l’imparzialità e l’indipendenza dagli organi del Comune.
Voglio iniziare così il mio intervento, perché questo, da consigliera al mio primo mandato, è stato il mio primo approccio alla scelta del Comitato dei Garanti. Leggere lo statuto comunale, e analizzarne la norma, inquadrandola sia per la sua ubicazione – è al titolo II, tra gli istituti di partecipazione dei cittadini – sia, naturalmente, per il suo contenuto.
Chiaro, limpido, cristallino.
I componenti del “Comitato dei Garanti” sono scelti tra persone in possesso di preparazione giuridico-amministrativa, in grado di offrire la massima garanzia di imparzialità e indipendenza degli organi del Comune, perché sono chiamati a giudicare l’ammissibilità dei referendum consultivi cittadini.
Seguendo quest’ottica feci una proposta: se dobbiamo analizzare i curricula in base al merito e premiare le competenze in modo da scegliere un organo preparato, imparziale e indipendente da noi, perché non farlo coprendo i dati anagrafici. Facciamo una valutazione senza condizionamenti, scevra da pregiudizi: sul sesso, sull’età, sul nome. I famosi curricula al buio, che appena votati quasi all’unanimità hanno fatto il giro di giornali e riviste nazionali non come una proposta della consigliera Clancy, non come una proposta di Coalizione Civica: ma come la rappresentazione di una novità, di un piccolo passo avanti del Comune di Bologna, così sono stati raccontati.
Una proposta nata di getto e – diciamo così – senza “premeditazione”. Così come senza premeditazione e di getto è stato il vostro voto favorevole alla mia mozione, Partito Democratico.
Mi si disse “Molto interessante”; “Se quello che propone la Consigliera non pone problemi di ordine tecnico, non c’è nemmeno bisogno di votare, lo facciamo e buonanotte”, “giusto, ci mettiamo, a parità di curricula, chi ha più esperienza”, si disse “Sì, premiamo prima l’esperienza e poi a parità di curricula, magari favoriamo anche il rinnovamento.”
Poi il dietrofront. Devo dirvelo, mi ha avvilita. Mi è stato detto di tutto.
Che non si era capito ciò che si votava. Metà consiglio non aveva capito? Interessante.
Che io ero ideologica, quando andava bene.
Che ero demagogica, quando mi andava meno bene.
Io credo questo. Che trattandosi di un ruolo, ancorché importante, non centrale o strategico, la mia fosse una proposta simbolica.
Credo che una scelta positiva in questo senso rappresenterebbe un simbolo non retorico, non ideologico, non demagogico, ma un primo passo nelle direzione giusta: verso l’abbandono di logiche spartitorie, verso la definizione più netta di quella linea sottile che deve (o dovrebbe) separare la giusta scelta da parte degli organi rappresentativi, dall’arbitrio.
Le scelte, seppur simboliche come in questo caso, aprono porte, segnano vie e danno segnali, in questo caso un segnale di cui abbiamo immenso bisogno – lo stesso che chiedevamo con l’istituzione delle audizioni pubbliche: trasparenza, equità delle scelte, professionalità negli incarichi, responsabilità e condivisione nel proprio potere di scelta.
L’istituto è rubricato al titolo istituti di partecipazione dei cittadini: si è fatto un avviso pubblico.
Ecco se fosse bastata la più classica logica spartitoria da perfetto manuale Cencelli, allora non andava nemmeno fatto l’avviso pubblico. Bastava chiedere direttamente a maggioranza e opposizioni di fare dei nomi.
E lo so, in passato si è fatto così. Anche se, per onestà, essendo organo di garanzia, si davano tre nomi alle minoranze e due alla maggioranza, ma a noi non sarebbero andati bene neanche cinque nomi su cinque alla minoranza.
Perché davvero questo vi basta? Continuiamo a condurre una grigia amministrazione in cui nulla si migliora, in cui non si cerca mai di fare un passo avanti, di dare l’esempio, di muoversi verso la luce, la trasparenza, la meritocrazia. In un’epoca di crisi delle istituzioni e di scarsa fiducia dei cittadini nei nostri confronti, non sentite dentro che c’è bisogno di questo, di usare il proprio piccolo potere di scelta per fare una scelta a tutela dei cittadini, nulla di più che svolgere il nostro dovere.
L’hanno detto i giornali: il candidato dei renziani piace a Coalizione Civica. No. Non è così. Coalizione Civica non vuole vedere candidati renziani, critelliani, leghisti, forzisti.
Il nostro dovere in quanto consiglieri è di scegliere il miglior organo possibile a garanzia dei cittadini. Non a garanzia dei gruppi consiliari.
Preparazione giuridico-amministrativa, imparzialità e indipendenza. Ricordatevi questo, quando sceglierete di premiare alcuni curricula e di escluderne altri, che hanno già dimostrato tutte queste qualità.