ISTITUTI DI PARTECIPAZIONE E COPROGETTAZIONE ATTIVA

La partecipazione del cittadino alla vita democratica è un principio che discende direttamente dal diritto di sovranità popolare e dal diritto di cittadinanza, riaffermati dalla normativa europea e dalla Costituzione Italiana.
​#lavocedellapartecipazione

La valorizzazione in chiave partecipativa e inclusiva del tessuto sociale e civico è divenuta, negli ultimi anni, un’azione necessaria, affinché possano implementarsi interventi efficaci e dall’impatto sociale condiviso nella nostra città: dalle scelte economiche a quelle urbanistiche, dalle politiche sociali alla tutela del territorio. 

C’è pertanto bisogno di ricostruire un’architettura e un patto partecipativo fondato sulla corresponsabilizzazione tra governo locale e cittadinanza, sulla riattivazione dei flussi di comunicazione e apprendimento reciproco tra cittadini e istituzioni, sulla riconfigurazione di un’interfaccia funzionale tra governo e società, sulla valorizzazione degli spazi di autonomia decisionale di tutti quei soggetti che lavorano al servizio dell’interesse generale e dei beni comuni.
È fondamentale attivare processi che permettano l’espressione dei diversi soggetti che vivono ogni giorno la nostra città: residenti, studenti universitari, lavoratori pendolari e migranti.
Per fare ciò è necessario che il Comune faciliti dei veri e propri spazi di espressione democratica che permettano al cittadino di incidere sulle politiche e sulle decisioni strategiche del proprio quartiere.
Vi sono oggi in tutto il mondo numerosissime prassi e procedure di partecipazione e deliberazione pubblica che non sono basate sulla delega politico-partitico-elettorale: giurie di cittadini, cellule di pianificazione, sondaggi deliberativi, débats publicsconsensus conferencestown meetings, bilanci partecipativi, eccetera.
Come ogni cittadino bolognese sa, ogni quartiere della nostra città è attraversato da problemi o proposte che dividono la cittadinanza e l’arena politica, quest’ultima spesso poco formata e informata su quei temi. Un esempio che tocco con mano tutti i giorni, da residente dell’Ex quartiere San Vitale, ora Santo Stefano è la questione di Piazza Aldrovandi. Ogni giorno mi confronto con giudizi, proposte, riflessioni e prospettive diverse sulla gestione urbana ed economica di quell’area. La questione della pedonalizzazione ha i suoi pro ed i suoi contro, che non possono prescindere sia da una visione sistemica del quartiere, sia dalle specificità della singola bottega presente in quella piazza. È pertanto necessario in questo caso, così come per altre fattispecie relative ai restanti quartieri adottare delle modalità che permettano di recepire le istanze dei cittadini che vivono il luogo, per avere una maggiore e migliore percezione del problema, oltre che consentire una maggiore partecipazione attiva.
La proposta è quindi quella di assumere un approccio bottom up e di abbandonare l’approccio top down che ha caratterizzato la gestione amministrativa fino ad oggi.
Questo è possibile attraverso:

– Attivazione di referendum tematici (rispettandone il risultato, non come avvenuto con il referendum sulla scuola del 2013);
– Apertura verso delibere di iniziativa popolare (con risposta tassativa entro 90 giorni);
– Obbligo di discutere in Consiglio le petizioni popolari (a differenza di quanto avvenuto con la Petizione sul People Mover).